Da sempre le superfici vetrate rappresentano uno degli elementi più critici sia per quanto riguarda l’ottimizzazione del confort ambientale che per ciò che concerne il bilancio energetico del nostro edificio: esse infatti interrompono la continuità muraria, riducendone evidentemente lo spessore e creando pericolosi ponti termici; d’altro canto favoriscono l’indispensabile contatto tra ambiente esterno ed interno, consentendo l’ingresso di luce naturale ed il necessario ricambio d’aria. È vero che purtroppo dalle componenti trasparenti del nostro involucro in inverno tendono ad esserci delle consistenti dispersioni di calore, così come d’estate al contrario queste possono essere causa di un surriscaldamento eccessivo; il vetro poi generalmente è meno solido della muratura e dunque è più Insomma le problematiche legate alla presenza di estese superfici vetrate sono molte; nonostante tutto è davvero impossibile pensare di poter fare a meno di finestre e portefinestre, anzi la tendenza odierna è proprio quella contraria, ovvero di realizzare edifici completamente vetrati; per poter far ciò però appare evidente che non sia possibile utilizzare dei vetri qualsiasi ma diventi indispensabile impiegare elementi sempre più performanti, che ad un’estetica impeccabile sappiano coniugare ottime prestazioni, ben oltre lo standard. Oggi come oggi, in commercio, di tipologie di vetri “speciali”, capaci di elevare le normali prestazioni, ce ne sono davvero tantissime e bisogna essere capaci di distinguerle le une dalle altre perché ciò che può risultare perfetto per un edificio può non essere assolutamente l’ideale per un altro!
Per poter scegliere con cognizione di causa bisogna innanzitutto valutare quali siano le condizioni climatiche ed ambientali in cui ci troviamo, per capire se per le nostre superfici vetrate sia maggiormente sentito il problema delle dispersioni termiche in uscita inverno, come avviene nei paesi nordici piuttosto che quello dell’eccessivo calore in ingresso durante l’estate; nel nostro paese ad esempio in molte zone climatiche entrambe le problematiche sono ugualmente presenti, ma vi sono anche aree in cui uno dei due è molto più pressante rispetto all’altro: si pensi ad esempio da un lato alle province più nordiche, come quella di Bolzano e dall’altro a quelle più meridionali come la Sicilia, ma anche alle grandi città del centro-nord dove l’inverno è piuttosto rigido, ma le giornate estive comunque sono ancor più torride ed afose di quanto non avvenga in molte zone del sud.
Oggi vengono prodotti diversi tipi di vetri capaci di ovviare alle problematiche suddette ovvero quelli basso-emissivi, quelli a riflettenti e quelli selettivi, ciascuno specifico per un determinato clima; soffermiamoci ora sui primi.
Quando si parla di finestre o portefinestre con vetrate basso emissive ci si riferisce a dei serramenti con vetrocamera, dove generalmente una faccia di una delle lastre vetrate (ma possono essere più d’una) è stata trattata in modo particolare in modo tale da minimizzare le dispersioni termiche. Tecnicamente una vetrata basso emissiva viene realizzata applicando un deposito estremamente sottile di metallo o di ossido metallico (ovviamente caratterizzato da una bassa emissività) sulla faccia interna del vetro interno: in questo modo le radiazioni termiche prodotte internamente dall’impianto di riscaldamento vengono riflesse dal rivestimento e trattenute nell’ambiente e nello stesso tempo la luce solare può tranquillamente penetrare dall’esterno. I rivestimenti generalmente sono prodotti tramite il deposito di più strati di ossidi metallici (comunemente Bi2O3, In2O3, TiO2,SnO2, ZnO) e metalli ottenuti con un processo di polverizzazione catodica realizzato sotto vuoto spinto in campo elettromagnetico di elevata densità; le proprietà migliori si ottengono impiegando rame ed argento (che però hanno un costo piuttosto elevato), ma anche con l’alluminio ed il nitrato di titanio è possibile ottenere buone prestazioni.
Le vetrate basso emissive sono particolarmente indicate per la stagione invernale (o le facciate esposte a Nord) e dunque vanno impiegate in quelle zone climatiche in cui la problematica più pressante è quella dell’isolamento termico dal freddo e dove in estate, di contro, non si registrano particolari disagi, in quanto si tratta di superfici che trattengono in maniera egregia il calore prodotto dall’impianto di riscaldamento evitando inutili dispersioni, ma nei mesi estivi, il fatto che non siano in grado di opporsi all’ingresso del calore sotto forma di irraggiamento non fa altro che aumentare l’effetto serra che si viene a creare a causa del trattenimento del calore interno riflesso e dunque di conseguenza si avrà un inevitabile surriscaldamento dei locali interni. Di contro comunque superfici di questo tipo, durante le giornate più fredde, sono in grado anche di limitare (se non di annullare del tutto) la possibilità di formazione di fastidiose condense e di ridurre lo sgradevole effetto chiamato della “parete fredda”, per cui sarà possibile avvicinarsi alle proprie finestre senza avvertire spiacevoli sensazioni, in quanto la temperatura della vetrata interna sarà più calda di quanto non avviene normalmente con superfici vetrate standard.
Chiaramente rispetto ad un comune infisso, benchè realizzato con un vetrocamera, l’impiego di rivestimenti basso emissivi per le nostre vetrate, in grado minimizzare le fuoriuscite di calore, porta il loro costo ad un incremento almeno pari al 10-15% (se comunque riferito al paragone con dei buoni vetri), di contro però bisogna considerare che questo ci consente di limitare le dispersioni termiche del 30-50%. Per dare l’idea di quanto l’impiego di un vetro basso emissivo possa influire sul risparmio energetico basta dire che se per un vetrocamera comune (4-18-4) il valore della trasmittanza si aggira attorno ai 2,8 W/m2K, per la medesima soluzione, ma con la semplice sostituzione di una lastra di vetro normale con una trattata con rivestimento basso emissivo èpossibile ottenere una riduzione della trasmittanza del 50% (passando a 1,4 W/m2K) ed i numeri parlano da soli!In commercio comunque oggi è possibile trovare svariati tipi di vetri basso emissivi, che si differenziano gli uni dagli altri a seconda del processo di produzione adottato (e dal tipo di deposito impiegato), ma anche per le prestazioni energetiche che sono in grado di fornire.
Un’ultima precisazione è d’obbligo, in quanto spesso capita che nel gergo comune vengano accomunate sotto l’unica dicitura di vetrate basso emissive anche quelle selettive. In realtà vi è una sostanziale differenza nel comportamento dei due tipi di vetro, dovuta principalmente al lato in cui viene posizionato il rivestimento, che potrebbe anche essere del medesimo tipo, ma potrebbe anche differenziarsi sia per la tecnica con cui è stato realizzato che per la sua composizione chimica. In effetti il coating, come già accennato, può essere di tipo magnetronico (ovvero prodotto sotto vuoto con un processo di tipo elettromagnetico) o pirolitico (ovvero per deposizione superficiale a caldo): solitamente i rivestimenti del primo tipo sono più utilizzati per la produzione di vetrate basso emissive, in quanto non particolarmente resistenti agli agenti atmosferici, mentre quelli ottenuti per pirolisi non risentono di questo tipo di esposizione e dunque sono maggiormente adatti per i vetri di tipo selettivo.
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Sara Raggi