Oggi quando si progetta un qualunque nuovo edificio, sia che si tratti di un’abitazione ed a maggior ragione se si sta parlando di un ambiente pubblico, è necessario garantire il rispetto dei cosiddetti requisiti di adattabilità, visitabilità o accessibilità. Si tratta essenzialmente di tre differenti gradi di fruibilità degli spazi costruiti da adottare a seconda della tipologia edilizia che siamo in procinto di realizzare, della sua destinazione d’uso e del fatto che vi sia o meno la certezza o la possibilità (più o meno elevata) che questi nuovi ambienti vengano frequentati sporadicamente, piuttosto che periodicamente o addirittura vissuti quotidianamente da persone diversamente abili. Ad esempio se si pensa ad un ospedale o ad una casa di riposo per anziani questi andranno progettati con la certezza di venir utilizzati da disabili e si dovrà dunque pensare all’accessibilità più completa di ogni parte della struttura, in modo che anche le persone con ridotta mobilità o in carrozzella possano muoversi ovunque in autonomia ed in sicurezza; comunque anche un ufficio pubblico o una scuola (teoricamente) dovranno essere in grado di accogliere persone disabili e garantir loro le stesse possibilità degli altri; mentre per le abitazioni private il discorso si differenzia a seconda delle dimensioni della casa (cosa diversa è se stiamo parlando di una villetta unifamiliare, piuttosto che di un condominio di due piani o ancora uno di dieci!) e del fatto che già al momento della costruzione vi dimorino o meno persone con difficoltà motorie o handicap di diverso tipo.
Effettivamente i problemi da affrontare in questo senso sono moltissimi e purtroppo troppo spesso vengono dimenticati o accuratamente aggirati, sebbene da diverso tempo esistano le norme che riguardano il superamento delle cosiddette barriere architettoniche, che sovente però sono disattese o mal applicate ed a farne le spese sono le persone diversamente abili, per le quali i guai molto spesso cominciano proprio nel momento in cui devono apprestarsi ad uscire dalla loro abitazione per recarsi in qualche altro luogo. In alcuni casi poi questa gente si trova a dover lottare anche all’interno della propria casa con spazi troppo angusti, inadatti e non attrezzati nella maniera più consona, mentre a volte basterebbe davvero poco per migliorare sensibilmente la qualità di vita. Sovente infatti durante la progettazione ci si concentra in maniera eccessiva sulla fruizione degli spazi interni ed ovviamente sulle modalità di accesso agli stessi (pensando a rampe, ascensori adeguati o servo scala), dimenticandosi che ogni cosa, persino la più banale, per chi già ha difficoltà motorie può trasformarsi in un ostacolo insormontabile, come ad esempio l’apertura di una normalissima porta, quella di una finestra o l’accesso ad un balcone.
Ovviamente le porte in una casa sono elementi indispensabili per cui non si può pensare di farne a meno ma nel momento in cui ci si trova a dover fare i conti con ridotte capacità motorie non si può fingere di ignorare che queste siano anche il primo ostacolo che qualunque persona disabile deve affrontare per poter accedere ad un qualsiasi locale. Inoltre le problematiche ad esse connesse possono essere di diverso tipo e possono riguardare il tipo di porta ed il suo sistema d’apertura, il posizionamento e il tipo di maniglia, la luce netta del passaggio, ma anche lo spazio di manovra antecedente e successivo alla soglia. Per le porte interne alle abitazioni la normativa prescrive una luce netta dell’apertura pari ad almeno 80 cm, che viene ulteriormente incrementata fino ad 85 cm qualora si stia parlando di strutture pubbliche ad uso collettivo; per quanto concerne invece le maniglie meglio prediligere quella a leva piuttosto che i pomoli e poi queste per essere agevolmente afferrate dovrebbero posizionarsi ad un’altezza di circa 90 cm da terra (o comunque compresa tra 85 e 96 cm). Per quanto riguarda il tipo ed il modello di porta più consoni si può dire che di certo l’automazione dell’apertura sarebbe tra tutte la soluzione più semplice e risolutiva, ma comunque anche con delle porte di tipo più tradizionale bastano piccoli accorgimenti per riuscire a garantire un corretto uso da parte di persone disabili. In assoluto tra le porte interne quelle a battente risultano essere le meno indicate, mentre l’ideale sono i modelli scorrevoli a scomparsa, ma anche le porte a libro o a soffietto possono venir contemplate qualora vi siano problemi di spazio. In effetti aprire una porta a battente sembra un gesto semplice e veloce ma chi si muove utilizzando una sedia a rotelle per riuscirci deve innanzitutto sporgersi in avanti per impugnare la maniglia, dopodiché mentre con una mano tenta d’aprirla con l’altra deve movimentare la carrozzella per indietreggiare lasciando spazio alla volata dell’anta di aprirsi completamente per consentirgli il passaggio; aperta la porta avrà due possibilità o oltrepassarla dopo aver girato la carrozzella di 180° in modo da afferrare contemporaneamente la maniglia per poter richiudere l’anta, oppure superare la soglia e poi effettuare una rotazione completa e tornare indietro per richiudere, girandosi infine di nuovo per procedere oltre. Per evitare tutte queste manovre la soluzione più semplice ed economica è appunto quella di optare per una porta scorrevole, in modo tale che l’apertura non interferisca in alcun modo con gli spazi di manovra e di passaggio, qualora non sia possibile si consiglia l’installazione di un maniglione ausiliario che agevoli quantomeno le operazioni di chiusura ed apertura della porta. Chiaramente in tutti i casi meglio sempre optare per modelli di porta non particolarmente massicci e pesanti, in modo tale che l’apertura risulti meno forzosa possibile, ma anche meglio evitare porte completamente vetrate poco adatte sia per chi ha problemi di vista che per chi ha difficoltà deambulatorie, poiché molto più pericolose qualora dovessero venir accidentalmente urtate.
Anche le porte di primo ingresso dovranno rispettare i requisiti suddetti, anzi generalmente la larghezza di questi elementi deve essere ancora maggiore di quella nelle porte interne (pari ad almeno 90 cm); non solo, ma ovviamente lo spioncino, così come la cosiddetta catenella di sicurezza, qualora questa sia prevista, dovranno essere collocati ad un’altezza inferiore a quella consueta in modo tale da poter essere utilizzati anche da chi si muove su una carrozzina (lo stesso ovviamente dicasi per il citofono da installare a muro!). Assolutamente da scongiurare anche l’installazione di porte girevoli, tornelli di passaggio o porte con meccanismi di ritorno automatico a molla; tutte tipologie che invece sovente vengono previste per l’accesso a locali d’uso pubblico.
Se abitualmente nella progettazione si presta poca attenzione alla scelta delle porte più adatte ancor più difficilmente si pensa alle finestre; in realtà invece quando si parla di elementi di questo tipo e soprattutto di portefinestre bisogna prestare le dovute attenzioni. Innanzitutto bisogna pensare che chi è costretto a muoversi su di una carrozzella avrà una visibilità del tutto differente e molto più limitata di quella che ha chi invece può camminare sulle proprie gambe; in questo senso anche l’altezza dell’imposta delle finestre è importante. L’ideale sarebbe che le finestre fossero dotate di una sottofinestratura fissa, eventualmente fino a filo pavimento (ovviamente realizzata con un vetro di sicurezza antisfondamento) per consentire una visuale più ampia, ma la cosa più importante è che i sistemi d’apertura siano di facile azionamento e agevolmente raggiungibili anche da chi è in carrozzina; eventualmente per le finestre più alte o situate in posizioni a cui poter arrivare con difficoltà sarà bene pensare a sistemi di apertura automatizzati, che possano essere telecomandati a distanza. Ultima accortezza, importantissima per garantire un facile accesso a tutti gli spazi di una casa, compresi quelli esterni è quella di evitare soglie troppo alte alle portefinestre (meglio proprio optare per degli infissi che a terra abbiano una battuta davvero minima), per consentire un passaggio facilitato a chi si muove in sedia a rotelle in modo che le ruote non si incastrino e non sia necessario per forza un aiuto per poterle varcare; anche qualora vi fossero delle zanzariere dovranno essere del tipo con soglia a pavimento a scomparsa (ovvero superpiatta, che dunque non costituisce ulteriore intralcio).
È chiaro che normalmente chi non ha problemi non fa caso a tante piccole cose, ma chi progetta specie se si occupa di locali pubblici o d’uso collettivo dovrebbe tener conto delle necessità di ogni possibile categoria di utenti, comprese le persone disabili o con ridotta mobilità, che dovrebbero essere sempre messe nelle medesime condizioni di fruizione degli spazi di chiunque altro!
Immagini: www.eclisse.it, www.tesio.com e www.ninz.it
Sara Raggi