Se un tempo l’utilizzo del vetro in architettura era piuttosto limitato e circoscritto alla produzione di finestre, portefinestre, porte ed eventualmente complementi d’arredo, oggi invece il suo impiego si applica davvero ad ogni campo sia dell’architettura che dell’interior design e con il vetro vengono realizzate facciate intere di edifici, ma anche componenti strutturali (come solai, travi, scale e parapetti), coperture o nell’ambito dell’architettura d’interni veri e propri “mobili”, tanto che questo materiale, insieme all’acciaio, è divenuto un po’ un simbolo della modernità architettonica. Oggi come oggi in effetti, specie nelle grandi città, la maggioranza dei nuovi edifici pubblici o di importanza strategica che vengono costruiti solitamente è realizzato in vetro (quantomeno per una buona parte): si pensi ad esempio a Milano, dove tutti gli interventi più recenti e di grande portata, come il nuovo Palazzo della Regione Lombardia o il nuovo quartiere di Città della Moda o i tre grattacieli che dovranno sorgere nell’ex area fieristica cittadina, sono tutti caratterizzati dall’impiego massiccio del vetro.
Il vetro in effetti è un materiale che potremmo dunque definire High Tech, ma che in realtà da sempre ha esercitato il suo fascino sugli architetti, che da sempre lo hanno utilizzato ed anche in epoche passate hanno saputo sfruttarne le qualità (si pensi ad esempio alle splendide vetrate delle cattedrali gotiche o alle porte in stile liberty), certamente in modo diverso da quanto non sia possibile fare oggi anche grazie all’evoluzione della tecnologia. Anche oggi comunque parlando di architetture vetrate ci si può riferire a cose diversissime le une dalle altre: ci sono strutture caratterizzate da traversi e montanti piuttosto vistosi ed altre in cui invece l’aggancio delle singole lastre avviene in modo discreto e puntuale; vi sono facciate a specchio riflettenti, altre completamente trasparenti ed altre ancora in cui invece è il colore a far da elemento dominate: le possibilità e le combinazioni sono tantissime, molto dipende anche dal tipo di edificio che stiamo analizzando, dalla sua destinazione d’uso, dalla sua ubicazione e dal suo ruolo all’interno dello skyline cittadino, nonché dalla sua forma architettonica.
Chiaramente un conto è avere a che fare con un involucro di tipo tradizionale nel quale sono ricavate delle aperture vetrate(le classiche finestre o portefinestre), più o meno numerose e più o meno estese, ma che rappresentano pur sempre solo una porzione (peraltro in genere neppure quella preponderante del ) e tutta un’altra questione è invece doversi rapportare con un edificio completamente vetrato, o quasi. In questo caso tutti i “problemi” che si hanno nel caso di normali infissi vengono amplificati e dunque, mai come in questi casi, per poter garantire un perfetto confort ambientale ogni dettaglio va attentamente accuratamente studiato e pensato fin dalle prime fasi progettuali, nonché seguito anche durante la fase realizzativa e di posa in opera, che diventa estremamente più critica e delicata e bisogna prestarvi particolare attenzione.
I problemi più evidenti quando si ha a che fare con grandi superfici vetrate sono essenzialmente due: il primo riguarda l’ingresso della luce naturale, che benché normalmente possa essere visto come un fattore positivo a volte, per particolari tipi di esposizione ed in determinati momenti della giornata, può tramutarsi in un grosso handicap e l’altro concerne ovviamente l’isolamento, sia acustico ma soprattutto termico. Per ovviare a questi inconvenienti sono stati ideati particolari tipi di vetri cosiddetti “a controllo solare” o “riflettenti” che garantisconola riflessione di buona parte della radiazione solare incidente, in modo tale da avere al contempo un buon isolamento termico ed anche una sensibile riduzione della luminosità interna; a questi poi possono essere accoppiate anche altre tecnologie, ad esempio impiegando in aggiunta dei rivestimenti selettivi che consentano ulteriormente di abbassare la trasmittanza degli elementi vetrati incrementandone il potere isolante. Oggi poi il vetro può anche essere reso totalmente o parzialmente opaco, per cui a seconda delle necessità alcune porzioni di involucro potranno venir trattate diversamente da altre; tutto come sempre va visto in funzione di diversi fattori poiché dipende non solo da fattori estetici ma contingenti come dal clima, dall’esposizione e dal tipo di attività che dovrà svolgersi all’interno dell’edificio in questione.
Normalmente poi se si pensa al vetro si pensa a qualcosa di fragile, che facilmente può rompersi, peraltro generando pericolose schegge taglienti ed appuntite: è ovvio che il vetro strutturale, così come quello che oggi viene utilizzato per la realizzazione delle facciate continue è un materiale che grazie ai progressi della tecnologia è stato reso assolutamente sicuro, innocuo ed infrangibile. Generalmente si ricorre all’impiego di vetri stratificati che tra tutti i vetri cosiddetti di “sicurezza” sono quelli maggiormente performanti e resistenti in assoluto: poiché da un lato avendo al proprio interno una pellicola di PVB questa nel momento dell’impatto riesce a trattenere ogni frammento rendendo inoffensivo il tutto e dall’altro sono in grado di garantire un’elevatissima resistenza allo sfondamento, per cui diventa impossibile, anche urtandovi contro con gran forza, volare letteralmente fuori dall’edificio (come invece a volte si vede nei film d’azione!).
Un ulteriore problema molto sentito per questa particolare tipologia di edifici è quello della manutenzione e della pulizia delle facciate, che anche se rispetto ai precedenti potrebbe apparire secondario in realtà non lo è affatto: il vetro infatti è un materiale bellissimo ed affascinate, trasparente e riflettente, ma sempre e solo a patto di essere pulito: un vetro sporco e segnato è davvero poco attraente e comporta anche un disagio per chi vi risiede all’interno perché la vista attraverso risulterà in qualche modo compromessa, al pari della resa estetica del tutto. Le prime architetture completamente realizzate in vetro mostrano evidentemente questo limite, poiché la pulizia si è rivelata essere fin da subito un’operazione piuttosto onerosa e molte volte anche complessa (tanto che in alcuni casi è stato necessario perfino assumere degli esperti scalatori per realizzarla!), così che viene effettuata piuttosto raramente per limitare le spese ed i problemi di sicurezza inevitabilmente ad essa connessi. Proprio per questo motivo oggi nel caso di grossi edifici vetrati si ricorre sempre più spesso all’utilizzo dei cosiddetti “vetri autopulenti”, che a prima vista nulla hanno di diverso dagli altri, ma che in realtà grazie ad uno speciale deposito superficiale applicato all’esterno sono in grado in una certa misura di “lavarsi” da soli, sfruttando la presenza del sole e della pioggia e per di più sono in grado di garantire un’ottima visibilità anche quando il tempo è piovoso, per cui risultano davvero ideali per tutti gli edifici caratterizzati dalla presenza di facciate vetrate, ma non solo (sono perfetti ad esempio anche per le pensiline o i parapetti in vetro, difficilmente pulibili e sempre esposti agli agenti atmosferici!).
Effettivamente le moderne architetture vetrate sono davvero belle da vedere, ma i problemi ad essi connesse sono molteplici, tutti fortunatamente risolvibili grazie alle nuove tecnologie produttive, ma comunque è necessario prestare grandissima attenzione in fase progettuale e realizzativa ed essere profondi conoscitori della materia, poiché basta davvero poco perché all’interno si vengano a creare delle evidenti situazioni di disagio, sulle quale poi è difficile intervenire per tentare di risolverle a posteriori.
Immagini: www.coppaserr.it e www.faraone.it
Sara Raggi