Quando si parla di finestre o portefinestre sembra chiaro a tutti a cosa si intenda riferirsi e ai più non parrà necessario dare eccessive delucidazioni a riguardo: essenzialmente si tratta infatti di elementi di chiusura che compongono il nostro involucro edilizio, ma che a differenza degli altri (quali possono essere le pareti, la copertura e le porte) sono non solo apribili, ma persino trasparenti e dunque non servono unicamente a separare il dentro dal fuori, ma ci consentono di avere un rapporto visivo ed un contatto diretto con l’ambiente esterno che ci circonda.In effetti da sempre le abitazioni dell’uomo prevedono la presenza di aperture e dunque di una sorta di rudimentali finestre da cui trarre luce ed aria, ma fu soltanto con i Romani però che venne introdotta la pratica di inserirvi un vetro di tamponamento, usanza che poi si perse durante il Medioevo e tornò in auge soltanto con l’avvento del Gotico, quando le vetrate si trasformarono addirittura in una vera e propria espressione d’arte d’altissimo livello. Con il tempo poi questa tipologia di elementi si è evoluta divenendo sempre più performante, contemplando via va sempre un maggior numero di configurazioni, nonché varie possibilità d’apertura ed arricchendosi di accessori vari dai più classici, alcuni destinati a garantire una maggior sicurezza (come grate ed inferriate) ed altri più semplicemente atti all’oscuramento delle parti vetrate (come scuri, persiane, tapparelle), fino a quelli più moderni, quali le zanzariere o i sistemi d’allarme.
In realtà a ben pensarci i criteri attraverso cui poter in qualche modo catalogare i nostri infissi sono moltissimi e assai differenti tra loro a cominciare dalle dimensioni che li caratterizzano; dal rapporto tra la superficie opaca destinata al telaio e quella invece trasparente; dal tipo di movimento di apertura che li contraddistingue; da tutti i parametri di tipo più prettamente estetico come la scelta del profilo e la sua sagomatura, del materiale con cui è realizzato e del colore e della finitura, o quelli più tecnici come il tipo di vetro o vetrocamera utilizzato, le guarnizioni, il potere termoisolante o fono isolante del tutto, ecc… La combinazione di ciascuno dei fattori suddetti rende in qualche modo unico ogni infisso ed adatto alle particolari esigenze dell’utente finale.
La scelta di una finestra piuttosto che un’altra poi implica anche uno studio attento ed accurato delle proporzioni dei vari costituenti che compongono l’involucro edilizio e del contesto che circonda l’edificio che le ospita, motivo per cui solitamente la forma, le dimensioni e più in generale l’aspetto esterno dei serramenti viene scelto a priori dagli architetti in fase di progettazione, mentre per quanto riguarda le specifiche prestazioni del vetro ed i materiali, l’estetica, la finitura ed i colori del telaio interno ognuno può scegliere liberamente come meglio crede, in base ai propri bisogni, ai propri gusti ed allo stile con cui pensa di arredare la propria casa.
Da un punto di vista più prettamente fisico e dimensionale generalmente, se ci guardiamo attorno, siamo abituati a vedere delle finestre o porte finestre rettangolari (dove l’altezza è maggiore della larghezza); ma in realtà soprattutto nelle costruzioni più recenti e moderne non è inusuale trovarsi di fronte degli infissi più larghi che alti piuttosto che ad altri dalla forma pressoché quadrata, o ancora rotondi, ovali o dalle sagome particolari.
Nulla toglie che nell’immaginario comune gli infissi per eccellenza hanno un telaio in legno, un meccanismo di apertura a battente (ad una o a due ante), un altezza pari a circa 100-150 cm per le finestre e 210-250 per le portefinestre, una larghezza variabile a seconda dei casi ed un sistema oscurante esterno (sia questo caratterizzato da tapparelle, piuttosto che da scuri o persiane) che consente di chiuderle durante la notte o quando non siamo a casa. In realtà le possibilità sono molte di più a partire dalle modalità d’apertura delle antee se da un punto di vista più prettamente estetico tra una finestra fissa ed una apribile può non esserci alcuna differenza ed entrambe se posizionate nel medesimo luogo garantiranno gli stessi livelli d’illuminazione, bisogna sottolineare come da un punto di vista più pratico permanga un’enorme differenza tra le due, poichè il poter movimentare le ante e le modalità con cui ciò avviene influenzano in modo determinante la possibilità di effettuare i ricambi d’aria necessari. Le normative italiane prevedono che un locale per poter essere considerato abitabile deve avere un rapporto aeroilluminate pari ad 1/8, ovvero il totale delle superfici finestrate deve essere almeno pari ad 1/8 della superficie netta del locale che servono (nell’effettuare questo tipo di verifica bisogna fare attenzione, perché se vi sono degli aggetti sovrastanti gli infissi o se si riscontra la presenza di parapetti prospicienti non tutta la porzione vetrata andrà effettivamente calcolata come illuminante, così come nel caso in cui una porzione di serramento non sia apribile non tutta potrà essere conteggiata come areante).
Una volta stabilite le dimensioni ideali è importante dunque soffermarsi sulla scelta dell’apertura più consona. Di certo il tipo d’apertura più comune ed impiegata, quella che solitamente caratterizza le nostre finestre di casa, è quella a battente, dove le ante (che possono essere una, due o eventualmente anche più) sono incernieriate lateralmente e si aprono verso l’interno: in questo modo è possibile regolare i flussi d’aria in ingresso ed in uscita stabilendo di volta in volta di quanto aprire le singole ante e quanta aria far passare, potendo aprire solo uno spiraglio quando magari fuori piove, giusto per “far cambiare aria” e spalancando completamente invece nelle torride sere d’estate per creare un po’ di riscontro d’aria.
Un altro sistema d’apertura piuttosto comune è quello delle ante a ribalta, altrimenti detto a vasistas, che si distingue per la presenza di cerniere posizionate su uno dei due lati orizzontali dell’anta, generalmente in basso ma talvolta anche in alto; in questi casi la finestra si apre solo in parte, consentendo l’areazione dei locali, ma non permettendo fisicamente di affacciarsi alla finestra. Una volta aperte le finestre con ante a ribalta, queste si trovano bloccate in posizione obliqua rispetto alla parete verticale. Oggi sempre più spesso le due tipologie d’apertura suddette si combinano, per cui la medesima finestra o portafinestra può aprirsi in modo diverso a seconda delle necessità del momento: d’altro canto a tutti piace avere la possibilità di poter spalancare le proprie finestre ma sovente quando fuori il tempo è pessimo, quando si cucina, o anche durante la notte può far comodo aprire solo uno spiraglio ed utilizzando il vasistas saremo certi che la finestra resterà aperta e solo di quel tanto che basta per far passare un po’ d’aria fresca e non viziata!
Simile alla modalità d’apertura a vasistas è quella a bilico, dove l’anta (unica per ciascun telaio) gira su se stessa grazie alla presenza di un perno centrale (generalmente dotato di un fermo per far sì che l’anta non si ribalti completamente), in questo modo la finestra si apre ruotando attorno al suo asse, sia questo verticale piuttosto che orizzontale. Questo tipo d’apertura è utilizzata molto di frequente soprattutto nei locali mansardati o in sottotetto ed il più delle volte caratterizza le aperture che di per sé già sono oblique (come quelle appunto ricavate nelle falde di copertura), ciò non toglie che vi siano finestre a bilico anche di tipo più tradizionale, specie negli ambienti destinati ad ufficio o al terziario, specie quando le superfici vetrate sono piuttosto estese ed è possibile aprirne solo una parte.
Oggi sono molto di moda anche gli infissi scorrevoli: dove le ante scorrono su binari posizionati nella parte superiore ed in quella inferiore del telaio. Questi vengono utilizzati soprattutto quando si tratta di serramenti piuttosto ingombranti, in special modo portefinestre, ma anche finestre con ampie luci, in questo modo infatti si evita di avere l’ingombro dell’anta internamente ai locali d’abitazione ogni qual volta si decide di aprire e si ha così maggior spazio a disposizione e meno vincoli di arredabilità. Un problema che può presentarsi con gli infissi scorrevoli sta nella difficoltà di pulizia degli stessi, in realtà questo è limitato al caso delle finestre, dove la parte esterna risulterà difficilmente raggiungibile, mentre per le portefinestre il problema non si pone perché si può tranquillamente pulire la parte esterna uscendo sul balcone. Un ulteriore svantaggio in questi casi sta nel fatto di non poter aprire completamente la finestra, poiché ognuna sarà formata da due o più parti che al massimo dell’apertura potranno sovrapporsi l’un l’altra, occupando una porzione di spazio da cui non potrà passare aria; anche quest’affermazione però non è del tutto vera perché esistono anche degli infissi scorrevoli che scompaiono totalmente all’interno dello spessore murario. Non sempre però è possibile installare elementi di questo tipo ovunque si desideri, anche perché l’operazione è piuttosto complessa e non solo sono necessari muri piuttosto spessi e privi di elementi strutturali all’interno (almeno dove si intenda posizionare la finestra) ma necessitano ingenti lavori, motivo per cui generalmente infissi di questo tipo vengono ideati in fase di progettazione.
Un’altra modalità d’apertura che consente in qualche modo di risparmiare spazio, ma al contempo permette anche un’apertura totale dell’infisso, è quella a libro, ideale per finestre e portefinestre di grandi dimensioni a loro volta suddivise in tre quattro o più parti, in grado di impacchettarsi lateralmente le une sulle altre, grazie a cerniere posizionate tra i vari elementi che la compongono.
Ultima modalità d’apertura da ricordare, oggi da noi poco utilizzata, ma molto diffusa in passato ed anche attualmente in molti paesi, come ad esempio quelli anglosassoni, è quella a saliscendi, altrimenti detta traslante, o a ghigliottina (poiché il suo funzionamento ricorda proprio quello di una ghigliottina), che consente di aprire soltanto metà del serramento, che scorrerà sull’altra parte che invece è fissa (generalmente la parte fissa è quella superiore mentre quella scorrevole è quella inferiore). Anche in questo caso, per le finestre che scorrono in senso orizzontale, si pone il problema di come effettuare le operazioni di pulizia della parte esterna; speso però si scelgono finestre di questo tipo in locali di servizio o per luci posizionate sopra il lavello o in corrispondenza del piano cottura della cucina.
Vi sono poi delle categorie di infissi un po’ particolari che esulano in parte o del tutto da quanto appena detto: si tratta delle aperture ricavate in copertura (i cosiddetti Velux) utilizzate nelle mansarde o negli appartamenti ricavati in sottotetto, che a differenza di quelle tradizionali non vengono posate in verticale ma su una falda inclinata o piana e degli edifici realizzati con facciate completamente vetrate, dove in realtà non c’è distinzione tra involucro opaco e trasparente perché tutto è vetrato. In questi frangenti ogni elemento dovrà avere caratteristiche specifiche ed idonee al suo impiego, che garantiscano non solo l’ingresso di luce e i ricambi d’aria necessari, ma anche un certo appeal dal punto di vista estetico ed al contempo lo rendano sicuro, energeticamente ed acusticamente efficiente, nonché facilmente manutenibile. Nel caso di edifici vetrati poi i normali telai scompaiono sostituiti da più sofisticati e leggeri sistemi d’aggancio che risultano meno invasivi e architettonicamente più gradevoli (come i cosiddetti “ragnetti”) ed anche le classiche dimensioni che caratterizzano finestre e porte finestre tradizionali perdono di significato poichè si utilizzano lastre vetrate piuttosto estese, a formare un'unica “pelle”, posate in verticale o in orizzontale a seconda dell’effetto che si desidera ottenere e le possibilità di apertura sono molto particolari e limitate a piccole porzioni.
Immagini: www.pbgroup.it
Sara Raggi